Dal catalogo della mostra “Carlo Pace” – Il Cortile, Bologna, 1976 di Marisa Vescovo

di Marisa Vescovo

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Carlo Pace da qualche tempo tende, attraverso la genesi del proprio lavoro, ad interrogarsi continuamente sul senso dell’operare artistico all’interno di una società in piena crisi di valori etici e sociali. Se fino a ieri abbiamo parlato, a proposito di Pace, di ‘quadro malato’ e inteso come non-senso in un contesto storico in cui dall’arte si pretende soprattutto gratificazione – e di qui la matrice delle piaghe allarmanti dei legni segnati da incandescenti cicatrici lasciate da un fuoco esistenziale senza requie – oggi individuiamo invece un rapporto positivo/negativo, che si stabilisce tra l’oggetto-quado e l’artista, che conduce verso una prospettiva diversa del discorso.IL CORTILE BO

Il senso di disagio e di malessere che generano questi materiali, da reliquia corrosa e sottratta al nulla, si integra, con relativa facilità, alla presa di coscienza dell’inutilità e della falsificazione ideologica che è insita nell’abitudine di considerare l’arte solo nella sua funzione sacra ed essenziale di prodotto estetico, contro una drammatica situazione di depauperamento morale e fisico dell’uomo moderno travolto e atomizzato dalla tecnologia. Questi quadri trovano ora la loro ragione di essere nel gioco astratto del pensiero che li costituisce, che nega perentoriamente l’autobiografismo, legato a una tradizione preminentemente lirica, per privilegiare l’autogenerazione di forme primigenie e consistentemente presenti per la loro ‘ambiguità’, ma soprattutto per la loro ricca potenzialità di significati ‘altri’ che si materializzano in un’acre interrogazione delle cose calcificata sul vuoto del mondo.

L’obiettivo di Pace non è di presentare conclusioni su un problema irto di spine come quello dell’arte-sì e dell’arte-no, ma se mai quello di indicare un comportamento di ricerca e di individuazione di mezzi espressivi, che pur lasciando inevitabilmente irrisolte una serie di indicazioni di pensiero, diano però le coordinate del come e del perché un artista deve procedere nel suo percorso creativo. Per Pace una delle possibili realtà del quadro è la materia, che gli permette attraverso l’analisi del mezzo specifico, di ritrovare uno spazio di ricostruzione immaginativa di un linguaggio in via di ‘farsi’ al di là di ogni possibile figurazione.

Marisa Vescovo